Magnifiche Visioni – La Serpe

La Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio “G.Verdi” in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema e il CIRMA/DAMS dell’Università degli Studi di Torino presenta due nuovi appuntamenti della rassegna “Magnifiche visioni” al Cinema Massimo


Martedì 14 Marzo – Ore 20.30 – Cinema Massimo, Via Giuseppe Verdi, 18

Roberto Roberti
La Serpe
(Italia 1920, 51’, 35mm, b/n)

Musica di Domenico Sciajno

RegiLa-serpea: Roberto Roberti; soggetto: Sandro Salvini, Vittorio Bianchi; sceneggiatura: V. Bianchi; fotografia: Alberto Carta; scenografia: Alfredo Manzi; interpreti: Francesca Bertini, S. Salvini, Emma Farnesi, V. Bianchi, Duilio Marrazzi, Raoul Maillard; origine: Italia; produzione: Caesar Film, Bertini Film, durata: 45′

Film rimasto per decenni praticamente invisibile, La serpe è un classico ritrovato del cinema muto italiano. Il soggetto originale, infatti, scritto da Sandro Salvini, che è anche il protagonista maschile del film, e dall’abituale autore/sceneggiatore di Roberti, Vittorio
Bianchi, che qui interpreta il padre, esalta al massimo il “personaggio” Bertini, qui diva al suo apogeo, donna fatale e crudele, ma anche indipendente, passionale, vera.
Ne La serpe, infatti, queste caratteristiche sono tutte presenti in un intreccio che, da un lato valorizza la versatilità e l’arte dell’attrice, dall’altro conduce a eccessi manieristici che i critici dell’epoca avevano definito coniando il verbo “bertineggiare”.
Il film propone una trama complessa (figlie ritrovate, scomparsi redivivi, espiazioni improbabili…), conl la recitazione a volte eccessiva della Bertini e la regia di Roberti (notevoli gli effetti e i primi piani dei protagonisti nelle scene più drammatiche, cosa che fatalmente porta il pensiero allo stile di suo figlio Sergio Leone). Nella costruzione del racconto, emergono il leit-motiv della musica come incantesimo che scioglie la crudeltà della “Serpe” ed il valore espressivo affidato al colore (scene campestri rese con viraggio verde combinato al rosa o al viola/blu nelle scene di morte o di vendetta). Nella copia restaurata è stato possibile ricostruire precisamente i viraggi di colore non solo sull’evidenza della copia d’epoca, ma anche grazie alla presenza di precise indicazioni a bordo pellicola.

La musica dal vivo
L’interpretazione sonora di un lungometraggio risalente ai tempi in cui non era possibile fissare l’audio sulla pellicola vine definita in gergo “rimusicazione” riferendosi all’intento di dare nuova e attuale voce al cinema muto, con la consapevolezza che la musica rappresenta l’asse portante, sostituisce parole e paesaggio sonoro, esplorando l’opera filmica su diversi piani; non è più “commento sonoro” o “ambientazione” ma un tutt’uno con il film. Musica quindi come linguaggio e come esegesi.
L’idea di Sciajno per la rimusicazione di questo film è quella di sfruttare il potenziale evocativo di una narrazione filmica che non potendo esprimersi attraverso i dialoghi tra gli attori, doveva ai tempi affidarsi a poche ed essenziali didascalie e soprattutto alle capacità espressive degli attori.
Questa condizione esaltava il rapporto intimo e di immedesimazione che si creava tra opera e fruitore al punto che quest’ultimo arrivava empaticamente a riflettere le espressioni facciali e gli stati emotivi interpretati dagli attori.
Per sottolineare questo intenso rapporto Sciajno crea la musica dal vivo avvalendosi degli impulsi provenienti dalla attività cerebrale e dalle espressioni facciali rilevate durante la visione del film e utilizzate come sorgente sonora e generativa.
Indossando un caschetto dotato di un sensore posto sulla fronte in corrispondenza del lobo frontale sinistro (zona dedicata alla elaborazione del pensiero e degli stimoli motori), Sciajno rileva i dati relativi alla sua attività cerebrale e a quella dei muscoli che controllano le sue espressioni facciali per poi inviarli ad un sistema software da lui stesso realizzato. Il sistema dopo averli analizzati ne fa una mappatura capace di realizzare complesse strutture sonore in tempo reale.
Dunque una lettura in tempo reale degli stimoli biofisici scaturiti dalla visione del film che alternando fruizione passiva a fruizione attiva modulano la produzione e l’elaborazione del suono creando atmosfere musicali visionarie profondamente e intimamente connesse al dipanarsi dell’azione cinematografica.